Il Neorealismo nel Cinema italiano
Il neorealismo si sviluppa durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra, dal 1943 al 1955 circa, ed avrà importanti ripercussioni anche sul cinema contemporaneo.
Come per la letteratura, il cinema neorealista tratta i temi del disagio sociale, delle classi lavoratrici pìù deboli, della povertà che colpì gli italiani dopo il conflitto; per descrivere nel modo più verosimile possibile le trame, i film vengono spesso ambientati in spazi aperti, soprattuto per mostrarne le devastazioni post belliche, e si utilizzano attori non professionisti per interpretare ruoli secondari e talvolta anche quelli da protagonisti.
Dopo vent'anni di regime fascita, il cinema fu finalmente libero di raccontare, o meglio denunciare, i disagi materiali e morali dell'uomo di quell'epoca.
Gli esponenti significativi del cinema neorealistico furono i registi Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Luchino Visconti, e non da ultimo Federico Fellini, che descriveva un tipo di realismo cosiddetto "magico", nel quale gli eventi ed i personaggi sembravano descritti come in una sorta di sogno ed avvolti da un'aurea magica e giocosa.
I film più importanti di questo periodo e diventati famosi in tutto il mondo sono molti.
Innanzitutto "Roma città aperta" di Rossellini (1945) che narra di piccoli e grandi gesta di eroismo e vigliaccheria nella lotta per la libertà in una Roma occupata dai nazisti. Il film ottenne il premio Oscar come migliore sceneggiatura e per la migliore attrice non protagonista premiò Anna Magnani.
Proseguendo con il ricordo dei film neorealisti più famosi citiamo "Ladri di biciclette" di Vittorio De Sica (1948) e "La strada" di Federico Fellini (1954), entrambi vincitori del premio Oscar come miglior film stranieri.
Il neorealismo rappresenta per il cinema italiano il momento più glorioso e conosciuto, anche a livello mondiale.